- Palliazione dei sintomi: i pazienti affetti da ittero ostruttivo secondario a stenosi del dotto coledoco da parte di neoplasie della testa del pancreas necessitano di essere sottoposti al posizionamento di un drenaggio biliare per evitare gli effetti tossici da iperaccumulo nel sangue della bilirubina. Questo obiettivo non è sempre raggiungibile attraverso una colangio-pancreatografia retrograda endoscopica (ERCP) per stenosi duodenale o per impossibile incannulamento della via biliare attraverso la papilla (coinvolta dal tumore) oppure ancora per gli esiti di precedenti interventi chirurgici di gastroresezione distale o totale. In tutti questi casi i pazienti, da ricoverati, vengono sottoposti presso il servizio di Radiologia Interventistica al posizionamento di un drenaggio biliare per via percutanea (PTBD) che viene inserito in anestesia locale attraverso la parete addominale e il fegato, per poi essere spinto attraverso le vie biliari intraepatiche e oltre il tratto stenotico della via biliare distale fino in sede duodenale. Questo drenaggio viene lasciato all’esterno inizialmente ma può essere eventualmente sostituito in secondo tempo con analogo interno al raggiungimento di valori di bilirubinemia compatibili con l’inizio dei trattamenti chemioterapici.
- Trattamento dello shock emorragico: i pazienti sottoposti ad interventi di chirurgia maggiore in genere e, nello specifico, a quelli demolitivi pancreatici possono complicarsi a volte con sanguinamenti improvvisi di tipo venoso o arterioso. Mentre i primi, quando non autolimitantisi, spesso possono essere trattati conservativamente con trasfusione si sangue e plasma (solo raramente necessitano di un re-intervento), i sanguinamenti arteriosi rappresentano un’emergenza clinica che va risolta in poco tempo per evitare uno shock emorragico. I pazienti con sanguinamento arterioso ed instabilità emodinamica vengono prontamente trattati presso il servizio di Radiologia Interventistica mediante un’angiografia preliminare, l’accurata identificazione radiologica della fonte (singola o multipla) di sanguinamento arterioso e la sua successiva embolizzazione selettiva. Questa metodica mininvasiva, in sintesi, consente di trattare tempestivamente e con accuratezza tutte le fonti di sanguinamento, evitando peraltro l’ulteriore stress del re-intervento chirurgico ad un paziente in condizioni critiche.
- Trattamento delle neoplasie epatiche: in alcuni casi selezionati di neoplasia epatica non suscettibile di intervento chirurgico per motivi legati all’età del paziente e alla multifocalità o a condizioni di epatopatia severa, può risultare indicato procedere ad un trattamento mirato denominato chemioembolizzazione (TACE). Quest’ultimo si basa su un’arteriografia preliminare con l’individuazione dell’arteria o delle arterie che irrorano la neoplasia e sulla loro successiva incannulazione selettiva attraverso cui si procede alla somministrazione mirata di farmaci chemioterapici. Suddetti vasi vengono infine embolizzati allo scopo di ischemizzare la neoplasia.
Responsabile della Radiologia Interventistica
Dott. Francesco Furlan
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Consenso TAC
Consenso PTBD